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Grande nome dell’arte contemporanea, l’italiano Salvatore Garau espone le sue opere a Brasilia nel mese di novembre

“Salvatore Garau – 1993/2015 Carte e Tele” chiude con grande pompa il ciclo di successo delle arti plastiche e visuali italiane in Brasile nel 2016

Dall’8 novembre al 4 dicembre, Brasilia sarà dominata da una nuova dimensione dove l’infinito s’incrocia con il profondo, che può essere così minuscolo quanto energizzante allo stesso tempo. È con questa intensità ripiena di antagonismi trasversali che la capitale federale ha l’onore di ricevere l’esposizione di uno degli artisti italiani più completi ed originali della contemporaneità: ”Salvatore Garau – 1993/2015 Carte e Tele”. La mostra avverrà presso il Museu Nacional do Conjunto Nacional da República e avrà la presenza di Garau all’apertura.
Realizzato dall’ Ambasciata d’Italia e dall’ Istituto Italiano di Cultura di San Paolo, l’evento conclude un importante ciclo nel settore delle arti plastiche e visuali italiane nel 2016 in Brasile. Non è da meno, visto che dopo il Futurismo precursore di Fortunato Depero, dalle arti cinetiche di Sguardo e Movimento, è la volta di Garau mostrare un poco degli elementi del Romanticismo in un’arte totalmente contemporanea.
L’esposizione contempla circa 60 opere su carta o tela. Sono lavori realizzati durante oltre due decenni e che “ritrattano spazi animati da movimenti ed eventi pittorici”, come definisce il critico d’arte e direttore del Museo di Arte Moderna di Saint-Étienne, in Francia, Lóránd Hegyi. Secondo Hegyi, Garau crea spazi di strutture che si scuotono con movimenti che ricordano forti venti, terremoti o formazioni architettoniche, e che, per contenere chiarezza e obiettività geometrica, si relazionano con il gioco delle emozioni in una frenesia che può essere perturbatrice, incosciente e irrazionale.
Pittore, musicista e scrittore, il sardo Salvatore Garau ha il suo nome in grandi gallerie d’arte europee, oltre ai suoi dipinti in collezioni private di prestigio internazionale. Con un curriculum esteso, che iniziò con la musica nel 1977, e nel 2000 nelle arti visuali, per lui l’arte si riassume in una parola: amore.
“Non capisco i marchi che l’uomo lascia solo come grandi opere, ma come amore per quello che ci circonda, come un succedersi di piccole e grandi azioni vissute con passione”, dice l’artista.